Segnaliamo l’intervista al Corriere della Sera di Torino al preside della scuola superiore Giovanni Bosco:
«La maggior parte dei nostri studenti non segue le indicazioni di orientamento che gli diamo e decide di iscriversi al Politecnico invece che andare subito a lavorare, come invece potrebbe fare».
Per Giovanni Bosco, preside delle superiori dell’Istituto salesiano Agnelli, questa scelta dopo la maturità è un problema. Anche perché il suo istituto tecnico ha un primato: secondo Eduscopio, i diplomati hanno un tempo d’attesa di appena 61 giorni per un primo contratto significativo.
Qual è il segreto per avere un impiego in due mesi?
«I nostri studenti sono pochi e abbiamo una sezione sola in uscita per ogni indirizzo di studi in meccatronica, informatica, elettronica e dal prossimo anno in energia. Arrivano con una votazione non molto alta dalle medie e quindi proponiamo una didattica laboratoriale: li abituiamo a lavorare su progetti».
A scuola come in azienda?
«Per un certo verso sì. Ad esempio non usiamo attrezzature e software “educational“, ma fin da subito aziendali. I ragazzi sono già abituati a lavorare come se fossero in azienda e quando vanno a fare i corsi di alternanza si dimostrano già in grado di essere operativi con le macchine e i computer».
Quindi se li contendono.
«Certo, per le aziende sono appetibili. Così i ragazzi danno la maturità e hanno già 2 o 3 richieste di lavoro a testa. Per gli informatici e i meccatronici non riesco nemmeno a dare dei nomi. Già 5 o 6 aziende sono venute a scuola a fare i colloqui con i ragazzi».
Avete anche partner nel mondo del lavoro?
«Seguendo le linee guida dei percorsi di alternanza, abbiamo introdotto le aziende a scuola. Solo per fare un esempio, è la Skf che spiega l’argomento dei cuscinetti. Portano didattica innovativa all’interno della scuola, conoscono i ragazzi e lavorano con loro. Quindi poi è chiaro che me li chiedono».
Quindi iniziano tutti a lavorare subito dopo l’esame?
«No, perché il 60% decide di andare al Politecnico, dove però spesso fa solo il primo anno e poi accetta di andare a lavorare. In pochi sono in grado di affrontare l’università, tutti gli altri sono ottimi tecnici. Ma solo alcuni di loro iniziano subito il percorso, ho ragazzi che a metà luglio vanno già a lavorare».
Con quale tipo di contratto?
«In genere sono contratti di apprendistato, le aziende cercano di sfruttare tutti i benefici di legge che si hanno nel prendere un giovane».
Ma non tutti accettano.
«In meccatronica hanno già ricevuto almeno due richieste a testa, ma saranno solo due o tre ad accettare perché tutti gli altri vogliono continuare al Politecnico. In informatica ed elettronica, solo la metà firma subito il contratto».